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Filatelia e collezionismo al servizio della cultura
Intervista a Giuseppe Di Bella, studioso di storia contemporanea, scrittore e giurato filatelico nazionale di storia postale e filatelia.
D Di cosa si occupa e da quanto tempo si interessa di filatelia?
R Sono ispettore dell’Amministrazione Finanziaria e nel tempo libero mi dedico allo studio della storia contemporanea ed alla filatelia. Sono “figlio d’arte”: papà ha cominciato a collezionare nel 1950. Iniziai da bambino nell’ormai lontano 1965, frequentando regolarmente l’Unione Filatelica Siciliana di Palermo.
D Una scelta?
R Non direi. Una realtà che ho vissuto in modo naturale. A casa la filatelia era argomento centrale e quotidiano.
Mi sembrava normale fare parte di questo mondo magico, dove insieme ai francobolli possedevo tutto quanto in essi rappresentato. Anzi ritenevo incredibile che tante persone non si interessassero di filatelia.
D Che cosa colleziona?
R Da tempo ho trasformato la collezione in ricerca: il settore che seguo con maggior passione, riguarda il periodo prefilatelico ed in genere la storia delle comunicazioni postali nell’Ottocento. Ho integrato i miei due maggiori interessi: storia e filatelia. Studio tutto quello che rappresenta il legame tra la posta, la società e la storia. Oggetti postali ed altre fonti materiali e documentali che testimoniano l’evoluzione delle comunicazioni epistolari come mezzo di interazione sociale tra gli esseri umani.
D Per esempio?
R Le rispondo descrivendo le ultime tre cose che ho acquistato: Una lettera trasportata con la slitta trainata da cani; un manifesto del 1756 sulla vigilanza armata alla “valigia postale” sulle feluche borboniche e una lettera spedita da Mentone, occupata dall’Italia nel luglio del 1945, con affrancatura mista di francobolli francesi ed italiani.
D Non colleziona altro?
R Cartoline, quaderni, figurine, calendarietti, ventagli pubblicitari, manifesti, volantini e tutto ciò che di più strano ed inusuale trovo, sempre che abbia un significato legato alla storia, al costume o alla società.
D Da quanti anni scrive di filatelia?
R Cominciai 15 anni fa a scrivere articoli per qualche numero unico, edito in occasione di manifestazioni filateliche, e qualche cosa per riviste specializzate.
D E poi?
R E poi la svolta: la collaborazione con il giornale on line, con www.italiainformazioni.com, ha aperto una stagione nuova e mi ha portato dallo scrivere per memoria, allo scrivere in modo divulgativo, per chi vuole avvicinarsi ad una materia completamente nuova e soprattutto ai suoi legami con la storia e la società. E’ stata una scommessa sul patrimonio culturale che la filatelia contiene.
D Quali sono i risultati?
R E’ un’esperienza inedita perché il pubblico di un quotidiano on line è diverso da quello di una normale rivista filatelica, poiché è composto in parte da lettori non collezionisti. La pagina di filatelia e collezionismo, ha delle dinamiche particolari. La cronaca e la politica possono realizzare 10.000 letture in 24 ore e poi vanno subito e per sempre nel dimenticatoio. Gli articoli sul collezionismo “non muoiono mai” perché abbiamo constatato che gli accessi dal WEB, per ricerca analogica, continuano in modo lento ma costante. Portare la filatelia a diventare argomento centrale di una pagina fissa di un quotidiano on line (in realtà si tratta di tre testate distinte, italiainformazioni.com e siciliainformazioni.com, oltre la versione in inglese www.italiannews.it) non è stato facile. Oggi registriamo circa 1000 visite al giorno alla pagina ed al relativo archivio, ormai in buona parte provenienti dal WEB, attraverso i più diffusi motori di ricerca, a testimonianza della vivacità del settore e dell’interesse che la filatelia ancora oggi suscita.
D Qual è l’obiettivo della rubrica “Un francobollo al giorno”?
R La rubrica nasce come esperimento rivolto a suscitare interesse estetico verso il francobollo e verso l’oggetto da collezione. Ma ci siamo subito resi conto che i lettori desideravano qualche cosa di più e di diverso: infatti è stato il pubblico stesso, manifestando più o meno interesse per i vari argomenti, a guidarci verso un approccio divulgativo, ma non relativo al semplice francobollo, bensì a ciò che esso storicamente rappresenta, ai suoi legami con l’uomo, alla sua storia sociale. Insomma si oscilla tra la storia in senso proprio, la storia delle comunicazioni postali e la filatelia, per finire alla filologia, prossima frontiera del collezionismo evoluto. L’obiettivo primario è la diffusione della filatelia come cultura, è quello di interagire con un pubblico composto anche da non collezionisti, parlando del rapporto tra la storia in senso proprio e quella delle comunicazioni postali. La nostra pagina non è definibile come “filatelica”, poiché in realtà filatelia e collezionismo sono al servizio della cultura e della storia.
D Quindi il francobollo è un pretesto?
R Lo diventa. E’ l’occasione per parlare della storia dell’umanità e delle civiltà, dei popoli e delle Nazioni, di ciò che unisce e di ciò che divide. Abbiamo raccolto una richiesta latente di conoscere il francobollo quale strumento umano, quale mezzo e non in quanto oggetto di collezione fine a se stesso. E’ una richiesta culturale del pubblico che è coerente a quella linea di sviluppo antiquariale della filatelia e al crescente interesse per la storia postale, registrato negli ultimi 40 anni. Collezionare come mezzo e non come fine: non per raccogliere oggetti, ma per rappresentare attraverso essi, un’idea, una storia, una realtà ulteriore. Ogni collezione va affrontata a mio parere, come una domanda cui dare risposta; un’opera che si legge come un libro, che racconta una storia: forse anche un viaggio dell’anima e nell’anima di tutte le cose: la ricerca del lato “annodato stretto”, per citare Lucio Battisti.
D Quali gli argomenti più trattati?
R Cerco appunto di affrontare temi legati alla storia ed in particolare a quella italiana.
Gli argomenti più trattati sono quelli che suscitano curiosità perché contengono “un’alta dose di umanità”: molto letti e partecipati quelli sulle frodi postali. L’uomo cerca l’umanità anche nei francobolli e nella storia della posta. E’ necessario fare divulgazione senza annoiare i lettori con misure di dentellature e filigrane. Pensi che uno degli articoli più letti della rubrica è quello dedicato alle lettere e alle suppliche indirizzate a Benito Mussolini. Di filatelico vi è poco, ma la storia che il Duce non godeva di franchigia postale e pagava “di tasca propria” l’eventuale tassa in arrivo, ha suscitato grande interesse e curiosità.
D Ci racconti un fatto curioso
R Ho ricevuto tempo fa una mail da un lettore che mi chiedeva: “Lei ha affermato più volte che con i francobolli si può fare di tutto. Io peso oltre 120 kg. e la mia pancia ha una forma veramente bizzarra, con tanti rotolini contro i quali combatto una lotta impari. Voglio vendicarmi: si può fare una tematica sulle forme strane dei francobolli?”
D Cosa ha risposto?
R Ho risposto di si, ed ho indicato al nostro “grande” lettore, una traccia di massima da seguire, oltre a segnalargli i francobolli da ricercare, come quelli dell’Isola di Tonga, che hanno la forma di banana, pergamena srotolata, stemma degli scouts, atleta in corsa, pugile, pappagallo, stella di Davide etc.
D Il futuro?
R Mi piacerebbe che la pagina diventasse uno spazio aperto a tutte le componenti del mondo filatelico e del collezionismo, stiamo lavorando in questo senso. Altro obiettivo primario è quello di pubblicare nel WEB e inserire negli archivi informatici, quindi conservare “per sempre”, il meglio degli articoli che sono stati pubblicati solo in forma cartacea. Lo ripeto spesso a tutti gli amici collezionisti: è necessario ripubblicare nel WEB tutti i lavori importanti che sono noti solo in forma cartacea. Occorre costituire un archivio informatico delle conoscenze filateliche e collezionistiche in senso lato. Dal punto di vista qualitativo e dei contenuti, ritengo che si debba virare ancora più marcatamente verso argomenti che collegano il collezionismo alla storia ed alla società: affermare l’idea che ogni collezione è un mezzo culturale di conoscenza, un patrimonio di tutti. Che ogni collezione è un museo vivo.
intervista di Claudio Ernesto Manzati